Un eroe dimenticato

Un eroe dimenticato: Pescara ricorda Antonio Cascini

Antonio CASCINI un eroe dimenticato.

Durante la “battaglia di Bir Hacheim” in Africa Settentrionale,

nel 1942, immolò la sua vita per la patria.

Era nato a Pescara nel 1921.

Pescara, 5 febbraio 2020.

Antonio CASCINI nasce a Pescara, il 26 gennaio 1921, dall’omonimo padre, nato a Pescara il 19 novembre del 1884;  figlio a sua volta di Vincenzo e Carmela Di Giovanni entrambi “contadini”. Sua madre, Santa Piersante era nata a Pescara l’1 dicembre 1885. Figlia di Achille e Maddalena Pagliaro, sempre “contadini”.

I genitori di Antonio si erano sposati a Pescara il 27 marzo del 1913. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale arrivò per Antonio Cascini la “chiamata alle armi”. Fu assegnato al glorioso 28° Reggimento Fanteria “Pavia” e inviato in Africa settentrionale.

Si distinse subito per il coraggio e sprezzo del pericolo e,  successivamente,  si trovò a combattere la famosa e drammatica “battaglia di Bir Hacheim” (detta anche “porta di Tobruk”).

Un eroe dimenticato: medaglia “alla memoria”

Lo scontro di Tobruk, iniziò il 27 maggio e terminò poi l’11 giugno 1942; vide impegnate le divisioni italiane e nel finale alcune unità tedesche della 21° “Panzerdivision” e della 90° “leichte Afrika-Division” contro cinquemila uomini della 1ᵃ “Brigata francese libera” (comandata dal generale di brigata Marie Pierre Koenig). Alla fine la vittoria arrise a italiani e tedeschi.

Questo consentì al generale tedesco Erwin Rommel, al comando della “Panzerarmee Afrika”, di conseguire una clamorosa vittoria sugli avversari e raggiungere così l’obiettivo assegnatogli di espugnare la fortezza di Tobruk (ottenne la resa il 21 giugno 1942). Lo stesso Rommel esaltò il ruolo delle Divisioni “Pavia” e “Trieste” che avevano aperto un varco nei campi minati presso il Trigh Capuzzo e il Trigh el Abd nelle zone non protette dal fuoco.

Fu proprio in questa battaglia, dunque, che l’eroico coraggio del giovanissimo soldato pescarese ne esaltò le doti e l’encomiabile coraggio. Ecco la motivazione della medaglia “alla memoria”.

Nella fase ultima del combattimento attraverso le insidie di un campo minato e l’intenso fuoco avversario, raggiungeva la linea assegnata da dove apriva il fuoco per controbattere quello avversario che tentava di sbarrare il passo alle nostre fanterie impegnate all’attacco di un munito caposaldo. Colpito mortalmente, chiudeva la sua giovane esistenza sulla posizione contrastata”. Africa Settentrionale, 9 giugno 1942.

Geremia Mancini – presidente onorario “Ambasciatori della fame”.

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Autore dell'articolo: Redazione