Elite: tra terra, mare e… ospitalità

ROSETO DEGLI ABRUZZI – Il ristorante Elite, a Roseto degli Abruzzi, ha organizzato ieri l’evento “Tra terra e mare”: un pranzo speciale, aperto alla stampa e agli addetti ai lavori, per presentare le sue creazioni culinarie ma anche per parlare di territorio, turismo e ricettività. Elite, infatti, non offre solo un itinerario relativo alla cucina, ma dà altresì la possibilità di pernottare nella sua struttura grazie alla presenza di 9 stanze, cui si aggiungono nel periodo estivo una piscina e, per chi preferisce il mare, una spiaggia attrezzata con tanto di chiringuito. Un’avventura iniziata nel giugno 2020 e proseguita, con tenacia e determinazione, nonostante gli iniziali e ripetuti stop a causa del Covid.

Arriviamo poco prima delle ore 13 e il colpo d’occhio è subito buono. Merito di una sala con toni cromatici raffinati e, soprattutto, di un personale gentile e professionale. Insomma, si comincia già bene. Troppo spesso, infatti, non si presta la dovuta attenzione alle caratteristiche dei camerieri, che sono però importanti e non vanno sottovalutati in quanto costituiscono la prima interfaccia tra il locale e il cliente. Ebbene, appena entrati veniamo accolti da Dario e Jessica che ci mettono immediatamente a nostro agio, mostrandosi attenti alle esigenze che manifesteremo. I titolari, Remo Di Pietro e Alessandro Panetta, hanno saputo scegliere bene quando si è trattato di selezionare i loro collaboratori. 

Tra l’altro, lo staff è formato quasi interamente da giovani del Teramano. Durante il pranzo, poi, Dario ci illustrerà sempre con un sorriso le peculiarità sia dei piatti sia dei vini in abbinamento con le varie pietanze. Il “mare” alla base del tema di questo appuntamento enogastronomico è stato controbilanciato dalla “terra” dei prodotti abruzzesi a chilometro zero, come il bocconotto, proposto però secondo la ricetta di Montorio al Vomano anziché quella tipica frentana, il peperone di Altino (un vero e proprio must) e il pecorino di Farindola che, lo ricordiamo, è presidio Slow Food. Nel menù degustazione apprezziamo, per prima cosa, un plateau di pesce crudo in cui spiccano tra gli altri la mazzancolla, il tonno pinna gialla e la ricciola.

Quest’ultima la ritroveremo anche in un altro piatto con mousse di fagioli cannellini, zucca sbollentata e disidratata, chips di tapioca, polvere croccante di prosciutto crudo e lardo di maiale nero abruzzese a garantire anche una certa carnalità. L’esatto opposto, insomma, del detto “né carne né pesce”, che anzi qui convivono e si compenetrano alla grande. Merita poi una menzione particolare la “boscaiola di mare” composta da tagliatelle di seppia con emulsione di panna di baccalà e aglio nero fermentato, funghi porcini e tartufo. Un piccolo capolavoro, nient’altro da aggiungere.

Buoni altresì i tortelli di ricotta con scampi e tartufo (accostamento squisito, uno dei migliori per noi), il brasato “non brasato” con tataki di tonno, carota al burro, riso soffiato, lattuga di mare e riduzione di Montepulciano, la capasanta Saint-Jaques con chips di pecorino di Farindola, ventricina teramana e patate del Fucino e, infine, la chitarrina al ragù di razza “che non c’è” (perché ne resta solo un avvolgente profumo) con polvere di peperone crusco d’Altino. Ottimi spunti, idee interessanti, talento da vendere. E il palato del commensale non può non accorgersene, per la gioia di un sapore che ogni volta è sempre nuovo.

Lo chef Remo Di Pietro, da buon padrone di casa, gioca con la tradizione mettendo in campo tutta la propria creatività. Nei suoi piatti si sente il Mediterraneo, ma anche l’altro proprietario, Alessandro Panetta, è una garanzia, perché a Elite ogni cosa diventa un’esperienza, persino una semplice fetta di pane (artigianale) su cui spalmare il burro della Normandia. Da migliorare, forse, c’è solo l’omaggio “ittico” al tacchino alla Canzanese con il rombo e la sua gelatina, anche se la crema di peperone è notevole e richiama alla mente antichi ricordi contadini (vedi alla voce “marmellata di peperoni”). I ragazzi, ad ogni modo, sono svegli e intelligenti, e faranno sicuramente tesoro dei consigli ricevuti per rendere questo piatto ancora più incisivo.

Pregevoli pure i vini in degustazione, tra cui segnaliamo il “Wines of Anarchy” bianco frizzante Francesco Cirelli che, con i suoi 10,5 gradi e un primo passaggio in acciaio, è molto beverino, il Majgual Fausto Zazzara metodo classico (12,5 gradi, con un uvaggio 70% Pecorino e 30% Chardonnay), il Casal dell’Arco Pecorino brut, il Gatti Casale Venza Doc 2019 Verdicchio di Matelica (bella personalità da 14 gradi), il Georg Mosbacher del 2021 con vinificazione vegana e il Contrada Salvarenza Vecchie Vigne doc 2015. Molte bollicine, dunque, con qualche fermo di sicuro interesse a ideale coronamento di una giornata speciale. E in conclusione, ovviamente, un bel trittico comprendente pre dessert, dessert e amari. Genziana compresa.

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Autore dell'articolo: Redazione