A Pescara il dibattito “Vino cancerogeno? Insetti cibo del futuro? Tra rischi alimentari e danni al Made in Italy”

PESCARA – La Sala Figlia di Jorio della Provincia ha ospitato una tavola rotonda intitolata “Vino cancerogeno? Insetti cibo del futuro? Tra rischi alimentari e danni al Made in Italy”. A moderare i lavori è intervenuto Lorenzo Valloreja. Un appuntamento molto importante, anche perché è notorio come la produzione vitivinicola abruzzese rivesta un ruolo fondamentale.

L’agricoltura regionale vale all’incirca 1,2 miliardi di euro, il 16%, di questa cifra è da considerarsi ascrivibile alle produzioni vitivinicole; 32529 ettari sono stati impiegati per la vitivinicoltura, tra vini Doc, Docg, Igt e da tavola, che hanno prodotto, complessivamente, 3,6 milioni di ettolitri ponendo la nostra regione al quinto posto nazionale. Il vino da tavola abruzzese la fa da padrone rappresentando il 12% dell’intera produzione nazionale, ma sono di grande importanza anche i vini Doc che coprono il 4% della produzione italiana così come gli Igt pari al 2,5%,

Le esportazioni di vino dall’Abruzzo, nel 2022, sono ammontate a 219 milioni di euro, ponendo così la regione al sesto posto nella classifica nazionale. Così come è importante, per tradizione e numeri, la produzione cerealicola:

· La percentuale di produzione abruzzese di cereali rispetto a quella Nazionale è stata del 2,2% per un valore complessivo che si aggira intorno ai 90 milioni di Euro;

· I cereali in Abruzzo hanno occupato una superficie di quasi 90.000 ettari, di cui 38% (34.290 ha) costituito da frumento duro, il 25% (22.655 ha) da frumento tenero, il 23% (20.370 ha) da orzo.

· La produzione complessiva di cereali è stata di circa 3.650.000 quintali, di cui 1.275.250 di frumento duro, 915.055 di frumento tenero e 701.200 di orzo.

“Ora queste due risorse, questi due beni”, ha affermato Valloreja, “sono stati ulteriormente valorizzati nel 2010 quando la Dieta Mediterranea è stata dichiarata dall’Unesco “Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità”. Tuttavia, negli ultimi tempi vi è stato un attacco concentrico da parte della istituzioni europee e non solo, verso il nostro tradizionale stile di vita e regime alimentare. In principio ci fu il kit del vino in polvere (2011); poi ci fu l’attacco al Gorgonzola, al Pecorino Romano e al Prosciutto Crudo, nel 2019, con il Nutri-Score, al Lardo di Colonnata nel 2020 per questioni di salubrità, e ora, da qualche mese a questa parte, arriva l’attacco al vino dall’Irlanda e dalle invettive della professoressa Antonella Viola, ed alla cerealicoltura dalle farine d’insetti”.

Dunque, quali saranno le risposte e le soluzioni, che le diverse forze politiche presenti vorranno mettere in atto per tutelare gli operatori regionali del settore? Per Dino Pepe “bisogna abbassare sempre più la quota del vino sfuso e parallelamente innalzare quella delle Doc, Docg e Igp. Infatti il grande pericolo per il nostro vino non è tanto rappresentato dall’iniziativa irlandese quanto dall’italian sounding che fa danni per 80 miliardi di euro e che noi dobbiamo contrastare fortemente, così come la burocrazia europea: dopo i cinghiali, infatti, la burocrazia è la seconda cosa più impattante per l’agricoltura”.

Subito dopo Dino Pepe è stata la volta del capogruppo regionale della Lega, Vincenzo D’Incecco, il quale ha invece esposto il fatto che “la tutela degli interessi abruzzesi non può mai prescindere da un’azione politica che miri tanto ad un intervento culturale sulle masse, quanto, sulle nuove generazioni, in particolare. Prendiamo ad esempio il veganesimo, un fenomeno del tutto sconosciuto vent’anni fa e che, grazie ad un determinato clima culturale, oggi, è riuscito a diventare talmente preminente tale da condizionare non solo i menù dei ristoranti, ma anche gli scaffali dei supermercati. D’altronde la questione culturale è talmente pregnante che molti di noi, se ci pensate,  sono disposti, di più, a spendere50 euro per un profumo che non 10 per 1 litro d’olio extra vergine d’oliva abruzzese, nonostante, di quest’ultimo, si conoscano sia l’origine che le proprietà organolettiche. Ora, se da un lato bisogna lavorare, grazie alle scuole e alle associazioni che organizzano manifestazioni come queste, sulle tematiche che stiamo trattando, è pacifico che, a livello locale, al di là dell’appartenenza politica, su determinate questioni, la classe dirigente deve essere compatta per tutelare gli interessi dell’Abruzzo e fungere da cassa di risonanza dei propri cittadini, sia a Roma che a Bruxelles. Il governo nazionale, in tal senso, già sta facendo molto, e certo, tanto altro deve essere ancora fatto e noi siamo qui, principalmente per coadiuvare questa azione”.

L’ex assessore regionale Mauro Febbo ha sottolineato come “dall’alto della mia esperienza, in cinque lustri nella Regione Abruzzo, posso assolutamente garantire che, non ho mai assistito ad alcuna votazione su tematiche legate all’agricoltura che siano passate a maggioranza: simili risoluzioni hanno sempre ricevuto l’approvazione unanime dei presenti e questo perché vi è stata sempre la massima disponibilità e ragionevolezza da parte di tutte le forze presenti in Consiglio. Ora, certo, è importante parlare di simili insidie che provengono dal Nord Europa o da sedicenti scienziate ma starei anche attento a non dare troppa importanza a chi, tutto sommato, non trova sponda nel proprio ambiente. Il governo inglese sottolinea un problema che loro hanno con la propria popolazione che, oggettivamente, consuma in modo eccessivo troppo alcol, cosa che noi qui non abbiamo e che, come al solito, mette in luce come la moderazione alimentare sia sempre la miglior cosa. Pertanto non credo che le farine da insetti possano avere uno sviluppo così grande visto che proprio la Fao, non certo un ente qualsiasi, ha riscontrato ben 53 pericoli potenziali dal consumo di farine da insetti. Però è giusto anche aprirsi a questi nuovi alimenti perché come noi siamo stati messi in condizione di poter esportare i nostri prodotti verso Paesi che, culturalmente, avevano altre abitudini, così allo stesso modo dobbiamo essere disponibili al confronto, certi, però, che il nostro patrimonio agroalimentare non abbia nulla da temere grazie alla propria unicità”.

Non sono mancati neanche gli interventi dal pubblico come la questione sollevata da alcuni produttori di cereali che hanno incalzato i relatori riguardo il fatto che, mentre ora la Pac prevede un contributo per i cerealicoltori di soli 160 euro per ettaro, in passato questo contributo è stato il doppio. L’orizzonte, per questi imprenditori, sembra essere sempre più fosco, con obblighi comunitari ogni giorno più stringenti e fondi che probabilmente saranno dirottati verso nuovi sistemi “agroalimentari” più compatibili con il cosiddetto “ecologismo”  imperante.

È il caso, ad esempio, della “Italian Cricket Farm” di Torino che alleva grilli e insetti con i fondi europei per produrre farine, o della Francia che sostiene, in modo deciso e sostanziale, simili attività attraverso l’Inrae (l’Istituto nazionale di ricerca per l’agricoltura, l’alimentazione e l’ambiente) la quale destina, a questo, 1 miliardo di euro l’anno. A ciò si affiancano la Banca pubblica di investimento francese (BPI) e, soprattutto, decine di centri di ricerca pubblici e privati.

Infine, tra gli interventi, segnaliamo anche quello del dottor Massimo Pietrangeli, pediatra e omotossicologo, che ha dichiarato: “Per quanto riguarda il vino di qualità sono numerose le conferme scientifiche che un consumo moderato di questa meravigliosa bevanda non solo non presenta problemi, ma è assolutamente salutare e dunque da promuovere, soprattutto per il suo contenuto in antiossidanti, ovvero di sostanze in grado di alleviare il fenomeno dell’ossidazione dei tessuti, ritardando in tal modo l’invecchiamento cellulare, nonché di migliorare la digestione, regolare i livelli della pressione arteriosa e dei trigliceridi nel sangue; quanto al potenziale potere cancerogeno, dobbiamo sapere che – a livello alimentare – sono ben altre le sostanze da tenere sotto controllo, in primis il Glifosato e gli zuccheri raffinati, cui nessuno finora ha dichiarato guerra, per non parlare degli MCPD, presenti addirittura nei biscotti, nei latti artificiali e altri alimenti dell’infanzia”.

Pietrangeli ha poi scoraggiato vivamente il consumo anche solo occasionale di “farine” a base di insetti, ricordando innanzitutto che “l’impresa che mira unicamente al profitto agisce ormai senza il minimo rispetto delle regole di prudenza, e ha messo il carro davanti ai buoi, lanciando i consumi di queste nocive porcherie senza essere in possesso di seri studi sulla sicurezza alimentare degli stessi”.

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Autore dell'articolo: Redazione