12 marzo. Ricordando Gabriele D’Annunzio…

PESCARA – Il 12 marzo 1863, a Pescara, è nato Gabriele D’Annunzio, da Francesco Paolo e Luisa de Benedictis. L’uomo che segnò il ‘900 con le sue prose, le sue poesie, i suoi romanzi, le sue ardite e eroiche imprese. Il nostro poeta soldato.

L’associazione “Non Vogliamo Encomi” lo ricorda “per la sua pescaresità che non lo abbandonò mai. «Voglio ancora svelare me a me stesso. Voglio dire come l’impronta della mia città natale sia stampata in me, e nel meglio di me, fieramente. Ricordare ricordare, voglio; e gettare la mia miseria nel gioco mortale» (Il Libro segreto). Pescaresità che il Vate manifestò chiedendo al Primo Ministro italiano, Benito Mussolini, l’unione delle due sponde del fiume, l’unione tra Castellammare Adriatico e Pescara. «(…) come Pescarese, ti prego di consentire che la mia Pescara si congiunga civicamente a Castellammare Adriatico e capeggi una provincia nuova. C’è su questa unione una mia prosa del 1882, se non sbaglio! Esaudi me e la gente fiumarica e adriatica». Ad unificazione avvenuta D’Annunzio comunica l’evento al sindaco di Pescara Umberto Ferruggia: «Il primo ministro graziosamente mi comunica che oggi ha elevato la mia Pescara a capoluogo di provincia. Sono certo che Pescara con moltiplicata operosità si mostrerà degna del privilegio. Mando a tutti i miei concittadini il più lieto e fiero saluto». La prosa che D’Annunzio richiama nel suo messaggio al Primo Ministro è in un articolo dal titolo “Aternum”, pubblicato sul “Capitan Fracassa” del 10 settembre 1882, in cui caldeggiava l’unione tra Pescara e Castellammare: «Il banchetto fu splendido, geniale, scoppiettante di turaccioli (…). Fra il calore lucido dello champagne c’era già chi intravedeva nell’azzurro e nel sole dell’avvenire una grande città risorta, la nuova Aterno, abitata dai popoli delle due sponde, traversata dal grande canale, florida, concorde, libera, in faccia a questo divino Adriatico pieno di leggende e di gloria». L’anima del fiume che scorre a pochi metri da dove il nostro Vate vide la prima luce restò sempre con lui. «Porto la terra d’Abruzzi, porto il limo della mia foce alla suola delle mie scarpe, al tacco de’ miei stivali. Quando mi trovo fra gente estranea dissociato, diverso, ostilmente salvatico, io mi seggo, e, ponendo una coscia su l’altra accavallata, agito leggermente il piede che mi sembra quasi appesantirsi di quella terra, di quel poco di gleba, di quell’umido sabbione. ed è come il peso d’un pezzo d’armatura: dell’acciaio difensivo, suo se pondere firmat» (Il Libro segreto). Pescara e i veri pescaresi conservano nel profondo delle loro anime la tua indole di poeta soldato, di amante-guerriero, di libero rivoluzionario, di super uomo, di immortale. Grazie per averci lasciato questa tua eredità. Auguri, Comandante”.

Il sindaco Carlo Masci dice: “Il 12 marzo 1863 nasceva Gabriele D’Annunzio, l’uomo che ha inventato, vissuto e raccontato il suo tempo. Il pescarese che ha riempito di sé, delle sue idee, delle sue parole il mondo”. E l’assessore al commercio Alfredo Cremonese conclude così: “Auguri, Gabriele D’Annunzio. Auguri, Pescara”.

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Autore dell'articolo: Redazione