Santo Spirito a Majella

Santo Spirito a Majella: l’eremo che incanta il mondo

Santo Spirito a Majella rappresenta un luogo di storia e di culto. Soprattutto, un simbolo della Cristianità per eccellenza. Appartenente alla Congregazione dei Celestini, si trova nel comune di Roccamorice, nella provincia di Pescara. Un monastero, sospeso nel tempo nella zona parco della Majella.

Protagonista anche del programma condotto da Roberto Giacobbo – Freedom (andato in onda su rete 4 in data 22 maggio), Santo spirito a Majella ha incantato i milioni di telespettatori che hanno seguito il programma.

Il presentatore, con una bravura ed una presenza scenica senza eguali, ha ripercorso in maniera esaustiva ed eccellente tutte le fasi, passo per passo, della storia che hanno visto protagonista, uno degli eremi più famosi.

Con esso anche le vicende del suo fondatore.

Santo Spirito a Majella: la storia

Situato nel cuore della Majella, l’eremo di Santo Spirito è immerso totalmente nella vegetazione, avvolto da un paesaggio naturalistico che sembra volerlo proteggere e conservare.

L’Eremo, ubicato a 1132 metri sul livello del mare, lungo la parete di roccia calcarea, è circondato da una Maestosa faggeta, cuore e anima dell’Appennino centrale abruzzese.

Luogo dedicato al silenzio e alla pace che, ancora oggi, permette ai visitatori di immedesimarsi nella quiete della preghiera, dove s’odono solo i rumori dell’acqua e della natura.

Le sue radici si legano inscindibilmente alla figura di Pietro Angelerio nato, presumibilmente, a Sant’Angelo Limosano CB (1209/1210).

Angelerio, passato alla storia come Pietro da Morrone, fu poi incoronato Papa, prendendo il nome di Celestino V.

Ma solo 4 mesi dopo abdicò, in data 13/12/1294. Rinunciò alle vesti papali per tornare alle origini.

Pietro l’Eremita, così definito inizialmente, diventò santo, ma non con il nome di Celestino V, bensì come San Pietro da Morrone.

A seguito della rinuncia papale, lo stesso Dante Alighieri gli dedicò un passo Della Divina Commedia.

Il suo desiderio più grande era di tornare a pregare nel silenzio e nella solitudine, l’unico modo concepito come apoteosi della sua fede.

I primi insediamenti eremitici si verificarono intorno al VIII secolo; per divenire nel corso dell’XI possedimento benedettino.

Da Santo Spirito a Majella a Sant’Onofrio

Nel 1053, vi dimorò l’abate-eremita Desiderio che, nel 1086, divenne Papa Vittore III.

Nel 1246, all’arrivo di Pietro, fu edificata la chiesa. Dedicata, in seguito allo Spirito Santo, dopo la leggendaria visione verificatasi all’alba del 29 agosto 1248.

Poi nel 1264, con Pontificio riconoscimento da parte di Urbano IV, la confraternita fondata da Pietro fu annessa all’ordine Benedettino.

Nel 1274, Pietro si recò a Lione, per evitare l’uccisione minacciata dal secondo Concilio Lionese, indetto da Gregorio X.

La congregazione ottenne una nuova approvazione che determinò inoltre, l’elezione di Pietro a Priore di Santo Spirito.

Gli allontanamenti dell’asceta da questo luogo, iniziarono a farsi sempre più frequenti e, nel 1293, si stabilì presso Sulmona, nell’Eremo di Sant’Onofrio.

Dopo quest’evento, venne trasferita anche la Casa Madre dell’ordine: da Santo Spirito a Majella a Santo Spirito a Morrone.

In nome di Celestino V

Nell’agosto del 1294, nella Basilica di Colle Maggio (l’Aquila), Pietro ascese al Soglio Pontificio con il nome di Celestino V. Con lui anche la sua congregazione, assunse il nome di Celestini.

Dopo solo 4 mesi, Pietro lascia il Soglio pontificio.

La sua esistenza si conclude nella Rocca di Fumone il 19 maggio 1296.

Dalla seconda metà del XIV secolo, un progressivo declino dell’Eremo, determinò un lungo periodo di abbandono, per assistere alla rinascita, bisognerà attendere l’Abate Pietro Santucci da Manfredonia, che nel 1586 ottenne, da Papa Sisto V, il consenso alla riedificazione di Santo Spirito.

Nel 1646 il complesso è ulteriormente ampliato con una ricostruzione ad uso civile, “la casa del principe” per volontà del principe Marino Caracciolo.

Inoltre una bolla pontificia di Benedetto XIV, del 1742, estese a Santo Spirito, i medesimi privilegi spirituali di Loreto, Montecassino e Subiaco, “il perdono”.

Le soppressioni Napoleoniche del 1807, decretarono un nuovo stato di abbandono; aggravato da un incendio del 1820, che porterà alla perdita della seconda navata presente a sinistra.

Bisognerà attendere il 1893, quando Domenico Bonfitto di San Marco in Lamis, restaurò la chiesa. Egli gli conferisce l’assetto attuale ad aula unica e ripristinò la pratica del perdono ancora oggi vigente.

L’eremo di Santo Spirito incanta il mondo del cinema e non solo

Nell’arco del 2018, con forti e positive ripercussioni dagli albori del 2019, l’Eremo di Santo Spirito diventa il trend del momento.

Nominato in Italia e all’estero, appare nell’arco del 2018 in diverse pellicole cinematografiche; che restituiscono al luogo di solitaria preghiera, un valore aggiunto nella storia del cristianesimo.

Le reti locali, hanno raccontato la storia, le vicissitudini e ogni personaggio coinvolto.

Ma il top è raggiunto con due pellicole cinematografiche:

Regista e attori, specialmente John Malkovich, si sono mostrati estasiati dal luogo e dalla bellezza incontaminata dell’Eremo.


L’attore avrebbe dichiarato: “It’s wonderful, wonderful, wonderful !”

 

Considerando che l’eremo è stato scelto in mezzo a 475 monasteri presenti sull’Appennino, lo stupore e, la meraviglia espressa da J. Malkovich, non lascia spazio ai dubbi.


Informazioni utili

Per tutti coloro che volessero visitare l’Eremo facciamo presente alcuni dettagli; in primis che l’Ingresso in chiesa è sempre gratuito.

Per le prenotazioni, aperture straordinarie, apertura al pubblico e/o  a portatori di handicap consultare il sito www.eremidellamajella.it. Qui sono visionabili anche le immagini più belle ed altre strutture gestite dalla cooperativa RipaRossa, che si occupa della gestione e della cura dello stesso.

Diversamente, si può telefonare al  366.42498766 o inviare una mail a info@riparossa.com

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Autore dell'articolo: Redazione