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Niko Romito si racconta agli studenti dell’alberghiero ‘De Cecco’

PESCARA – Lo chef Niko Romito, 3 Stelle Michelin, si è raccontato agli studenti dell’alberghiero ‘De Cecco’ ospite del progetto Pon, coordinato dalla docente Giuseppina Fusco e dal tutor, la docente Cristiana De Martinis.

Ad aprire l’incontro è stato un breve excursus di Romito che ha raccontato i suoi vent’anni di lavoro, dagli inizi “quasi casuali, studiavo economia all’Università a Roma, i miei genitori avevano un ristorante trattoria a Rivisondoli, ‘Il Reale’, all’improvviso la morte di mio padre e io che ho lasciato Roma per ereditare il ristorante, terminare la stagione invernale appena cominciata e vendere. E invece quella è diventata la mia avventura. Poi ho deciso di alzare l’asticella, ho comprato un vecchio monastero a Castel di Sangro e ho creato ‘CasaDonna’, quando tutti mi consideravano un folle per aver pensato di investire in un luogo al di fuori dei grandi circuiti internazionali della ristorazione. Ci sono stati gli anni duri della crisi, il 2012-2013, quando siamo stati con la cinghia tiratissima, oggi però vengono da tutto il mondo per mangiare a CasaDonna, che credo sia qualcosa di unico. Mi ritengo uno chef con i piedi ben piantati in Abruzzo, ma con la testa e il cuore nel mondo: oggi c’è la mia firma su tutti i Bulgari che aprono nel mondo, Dubai, Pechino, Shangai, e presto a Parigi, Tokyo e Roma, esiste il Progetto Spazio, poi abbiamo investito nella panificazione, con uno studio attento sulle farine”.

Agli studenti lo chef Romito ha raccontato del suo rapporto con la natura “che è indispensabile perché ogni cuoco lavora con le materie prime che gli regala la natura, e allora è importante conoscere e rispettare la stagionalità dei prodotti, tenendo ben presente che ogni piatto deve rispecchiare etica ed estetica. Oggi portiamo avanti in modo convinto un’operazione di divulgazione della necessità di mangiare bene e sano, combattendo la malnutrizione visto che gli ultimi studi hanno dimostrato che il 40% delle malattie nasce da una cattiva alimentazione”.

Ovvio l’accenno all’emergenza Covid-19: “Attualmente la crisi sanitaria ci ha costretti tutti a mettere i remi in barca, ora qualcosa si sta riaccendendo nella ristorazione, c’è una prima ripartenza nelle grandi città e credo che entro pochi mesi, se la situazione sanitaria dovesse migliorare o comunque mantenersi stabile agli attuali livelli, torneremo tutti a lavoro come prima, anche se due o tre mesi di lockdown influiscono, ma soprattutto devono essere l’occasione per ripensare il nostro rapporto, appunto, tra cibo e salute, perché il sistema immunitario si rafforza anche a tavola nutrendosi in modo corretto”.

Infine il rapporto tra cucina e televisione: “Sicuramente i grandi show televisivi sulla cucina hanno contribuito a far conoscere la professione, ricordando anche la grande responsabilità che ogni chef si assume nei confronti dei propri fruitori – ha sottolineato lo chef – però ai miei ragazzi, che vengono in Accademia pensando di diventare grandi cuochi per andare sui giornali, ricordo sempre il lungo e duro percorso e la gavetta che c’è dietro ogni personaggio. In cucina a fare la differenza è la capacità di creare, di trasformare le materie prime e di ideare, alimentati da una continua ricerca”.

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