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Cocciopesto e Notàri, le nuove gemme di Fattoria Nicodemi

NOTARESCO (TERAMO) – Ieri, 13 giugno, nell’azienda vitivinicola Fattoria Nicodemi di Notaresco si è tenuto l’evento “A bordo vigna“, con Elena e Alessandro Nicodemi che hanno raccontato i nuovi progetti della cantina e fatto degustare l’ultima annata dei vini nati dalla ricerca unita al desiderio di conservare la memoria, con uno sguardo al futuro.

Per la precisione, si è andati alla scoperta del Cocciopesto Trebbiano d’Abruzzo Doc 2020 e del Notàri Cerasuolo d’Abruzzo Doc Superiore 2021. Per Elena e Alessandro Nicodemi è stata l’occasione di ripercorrere la storia della loro famiglia, che era di origini abruzzesi ma a un certo punto emigrò a Roma:

“Quella del vino era un’avventura iniziata un po’ per gioco – ha raccontato Elena – poi mio padre Bruno ha lasciato il lavoro nella Capitale per trasferirsi qui in azienda. Dal 2000 è partito questo percorso per me e mio fratello. Papà produceva la linea classica, noi abbiamo iniziato a puntare anche su nuovi vini e di conseguenza su nuovi prodotti”.

Tutti i rossi di Fattoria Nicodemi sono prodotti con la denominazione Colline Teramane Docg. Il Cocciopesto si distacca un po’ per concezione, ma ad ogni modo il leit motiv ricorrente è la qualità che si sposa con il biologico. Va precisato che, anche se la cantina era uscita dal biologico, ci è rientrata nel 2016. L’enologo Mirko Nicolai ha spiegato che “questa è un’azienda dove lavoriamo in team: per me il Montepulciano e il Trebbiano sono vitigni difficili, e qui c’è la voglia di fare bottiglie importanti e di invecchiamento. È fondamentale avere tannini giusti e maturità giuste”.

È d’accordo Elena Nicodemi, per la quale bisogna “avere verticalità e pulizia, in modo da esaltare i pochi aromi del Trebbiano, mantenendo però una freschezza”. Anche le macerazioni corte hanno il loro peso: d’altronde “noi non siamo amanti dei vini eccessivamente macerati”, ammette Elena. Con basse temperature, poi, si riesce a estrarre molto prima. Il vigneto su una grande pendenza fa il resto.

Ieri è stata dunque fatta una verticale del Cocciopesto, confrontando tra loro varie annate: si è partiti dal 2017 per giungere infine all’ultimo arrivato, cioè appunto il 2020. Vini molto beverini, intensi e delicati al tempo stesso: ci è piaciuta particolarmente l’annata 2019, dotata secondo noi di una maggiore spinta rispetto alla 2017 e alla 2018, seppur pregevoli. Il Cocciopesto 2020, tuttavia, si mantiene su un buon livello, e la sfida può pertanto dirsi vinta.

“L’annata 2019 – ha comunque spiegato Elena Nicodemi – è stata più difficile per il Montepulciano che per il Trebbiano”.

Cosa dire, poi, del Notàri? È semplicemente favoloso, con un profumo avvolgente e un retrogusto eccezionale. Graffiante e molto sapido, regala sensazioni leggermente tostate che si avvertono nella degustazione in bocca. Non è un prodotto veloce, ovviamente, e ha bisogno di essere assaporato e scoperto con la giusta pazienza, prendendosi il tempo necessario. Classe e tradizione condensati in un unico, straordinario vino, che per Elena Nicodemi “si può utilizzare durante tutto l’anno, a tutto pasto. Non solo: può essere bevuto anche nell’anno successivo e non solo con la freschezza dell’uscita”.

Sarà interessante, in merito al Cerasuolo, un approfondimento sul binomio pizza-vino: non a caso, Roma 15 anni fa ha iniziato a proporre le pizzerie gourmet e, soprattutto, “La gatta mangiona” è stata una grande promotrice dei vini di Fattoria Nicodemi. Non male, infine, la terrazza che si affaccia sui vigneti e su un bel lago, con il Gran Sasso a campeggiare sulla destra: la location ideale per degustare le ‘gemme’ di questa brillante realtà enoica.

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